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venerdì 17 maggio 2013

Cui prodest?

Nella pagina Facebook delle PiccoleChimiche, un lettore ha fatto un commento sacrosanto al post precedente, relativo alla persona responsabile.
Lo riportiamo tal quale:
"Giusto per aiutare l'economia... il Cosmetico è uno dei rari settori che tiene perciò una mazzata era di rigore..."

Ha ragione.

Il regolamento 1223 è inutile, superfluo, financo dannoso.
Il regolamento è stato emanato nel 2009 e gradualmente i suoi articoli sono entrati in vigore, fino al completo recepimento l'11 luglio 2013.

E' nato con la crisi, si è applicato durante la crisi, e l'11 luglio saremo ancora in crisi. Come un panzer, è andato avanti, rigoroso e ottusamente pedestre. Ma era proprio necessario?

La legge in vigore fino all'11 luglio va bene così.
Tutelava bene il consumatore, obbligava i formulatori, i produttori e i commerciali a porre attenzione a molti aspetti del prodotto e a tenersi sempre aggiornati.

C'era l'obbligo del dossier tossicologico: le informazioni contenute erano tante, su tutti gli aspetti del prodotto, ingredienti, lavorazione, controlli, test, sicurezza, ecc.
Ne abbiamo parlato in questo post.
Adesso il dossier si chiamerà PIF (Product Information File) dove vengono richieste ancor più informazioni, principalmente sulle materie prime, con i fornitori che hanno dovuto rifare tutte le schede di sicurezza e tossicologiche, con informazioni francamente esageratamente dettagliate per ingredienti che notoriamente vengono utilizzati allo 0,001% o che il cui è uso è regolato dalla legge.
Se metti un ingrediente in un allegato con limitazioni di uso, vuol dire che tu legislatore hai già raccolto tutte le informazioni necessarie per limitarlo.
Perchè dobbiamo rifarlo anche noi? Noi, migliaia di professionisti. Lavoro inutile. Tempo perso. Soldi al vento.

Ma intanto dobbiamo richiedere a tutti i fornitore tutte le nuove schede "redatte secondo PIF", leggerle, capire se effettivamente fra le nuove informazioni c'è qualche cosa di determinante, valutare le tracce inevitabili da produzione, e altro.

Non è che prima il fornitore ci mandava una scheda con su scritto "tutto bene, fìdati che ti vendo roba buona" eh!
No, le schede tecniche di sicurezza e tossicologiche non sono nate con il regolamento, c'erano già.
E le abbiamo raccolte tutte, catalogate tutte, studiate tutte, valutate tutte.
Già fatto.
E le abbiamo anche ricevute aggiornate nel tempo, sappiamo già se una materia prima è conservata e con che cosa, se contiene oltre all'ingrediente principale qualcos'altro su cui prestare attenzione, se ha qualche parametro da valutare con approfondimenti.
Non siamo stati appesi ad un ramo, fino ad adesso.

La valutazione della sicurezza richiederà l'acquisizione di altri dati e di altri aspetti compositivi e funzionali.
Bene.
A un corso sulla nuova valutazione della sicurezza ci è stato detto che l'obiettivo del legislatore è quello di equiparare la valutazione del cosmetico a quella del farmaco.
Benissimo.
Quindi torniamo sempre lì: allora il cosmetico penetra. Abbiamo già espresso le nostre perplessità qui.
Se no, ci prendi in giro, caro il nostro legislatore, e pure ti contraddici. Se vuoi mettere mano ad una legge per cambiarla, almeno non incartarti.
Comunque non sembra che dal 1997 ad oggi abbiamo contato morti a mazzi ogni giorno per una crema per i piedi. Il prodotto è sicuro adesso, lo sarà il 10 luglio e il 12 luglio. Con buona pace dell'11 (che è un giovedì).

Il prodotto è già sicuro ed è sottoposto a continue revisioni perchè ogni giorno il buon cosmetologo viene informato di ingredienti messi sotto osservazione, limitati, vietati, per i quali si richiedono nuove precauzioni d'impiego.
E' una routine giornaliera, un continuo flusso di informazioni che tiene aggiornato chi fa il cosmetico e il cosmetico stesso e il suo dossier.

Una formulazione che andava bene nel '97, in 16 anni è poco per volta cambiata, aggiornata, rivista, con piccole/grandi  sostituzioni di ingredienti, alcune  marginali, altre sostanziali.
Un prodotto nasce così oggi e non è così dopo 20 anni. Forse neanche dopo due anni.

E il suo dossier è stato modificato giorno per giorno, tenuto aggiornato, e la valutazione della sicurezza viene rifatta ad ogni modifica: le PC usano un software che elimina automaticamente la valutazione della sicurezza, che quindi è da rifare, qualunque variazione venga apportata ad una formula: sostituzione, variazione di percentuale, aggiunta o eliminazione di un ingrediente.

L'aver cambiato il nome e il contenuto del dossier porta ad una spesa importante per realizzare il PIF del piffero: l'acquisto di un nuovo software e il tempo necessario per imparare ad usarlo.

Pochissimi sofware risalenti al '97 consentono l'adeguamento, la tecnologia è andata veloce e alcuni sono da cestinare e da sostituire con altri, che, naturalmente, per il 95% fanno quello che faceva quello vecchio, solo che ha i comandi diversi, icone diverse, nomi diversi, logiche diverse.
Tempo per imparare, per inserire i dati in modo differente, più la spesa dell'acquisto.

In tempi di crisi, un vero sollazzo.

Così le scarse risorse economiche e liquide di un'azienda cosmetica, anzichè investite nella ricerca di un prodotto migliore vengono dirottate nell'acquisto di un software che stampa un dossier che si chiama PIF sul frontespizio. Potremmo chiamarlo anche Apollo, volendo.
L'importante dovrebbe essere il contenuto, no?
No.
Fra l'altro si devono seguire corsi appositi, perchè se è vero che il PIF è un dossier un po' più dettagliato, il regolamento in alcune cose pare un po' ambiguo, prestandosi alla cosiddetta "interpretazione". Così si fanno corsi tipo "il PIF a prova di ispezione", corsi a cui partecipano le PiccoleChimiche (a pagamento, e che impegnano intere giornate) e ai quali sarebbe bello incontrare anche qualcuno di questi ispettori, che poi ti vengono in casa a fare sfracelli perchè sanno tutto loro (mica vero).

Il regolamento riprende anche l'etichettura, già regolata dalla legge precedente in questo modo.

Ribadisce sostanzialmente gli stessi concetti, sottolineando l'inopportunità di certe affermazioni e l'aggiunta di alcune segnalazioni (as esempio: contiene nanomateriali).
Veramente sono cose che si sono sempre sapute, a parte i nanomateriali, e si è sempre detto che era meglio evitarle, e chi ha fatto orecchie da mercante per il marketing, adesso ne paga lo scotto.
I nodi, anche usando un buon balsamo, vengono sempre al pettine.
E questa è una buona cosa per chi ha sempre fatto il suo mestiere con coscienza.

Però la designazione della persona responsabile rischia di far buttare via montagne di astucci, flaconi e vasi serigrafati e stampati, con un impatto ambientale di un certo peso.
Un impatto sull'economia aziendale devastante.

E allora cui prodest?

Al consumatore? No. Perchè il prodotto, come abbiamo visto è sicuro già da tempo. Un prodotto non può essere un po' più o un po' meno sicuro: o lo è, o non lo è.
Al produttore? No. Perchè deve cestinare anni di lavoro e dossier di centinaia di prodotti (che però deve conservare, perchè il dossier va conservato per 10 anni dopo che l'ultimo pezzo è stato messo in commercio). Ma "convertire" un dossier in un PIF non è aggiungere solo carta, è aggiungere altre competenze, altre conoscenze, altre responsabilità. Che c'erano anche prima, ma erano "nascoste" dietro il prodotto.
Al commerciale? No. Perchè se ha fatto il furbo mettendo in etichetta cose inopportune, deve cestinare montagne di packaging (e ben gli sta). Ma non va meglio al commerciale che sempre ben etichettato, che tuttavia  non ha le risorse per assumersi il ruolo di persona responsabile e, incaricando altri, deve rifare comunque il packaging aggiungendo il secondo nome.

E allora, davvero, cui prodest?
Ai softwaristi? Ai produttori di packaging? Sarebbe veramente incredibile!!!!

L'impatto economico di questo regolamento in termini di tempo, soldi, risorse è immenso, e, almeno dal punto di vista delle PiccoleChimiche, non avvantaggerà nessuno. Proprio nessuno.

A voler proprio vedere un vantaggio c'è stato: il regolamento ha vietato i test sugli animali per i nuovi ingredienti. Per tutti i test. lo abbiamo annunciato qui

E questa è un'ottima cosa.

Ma c'era bisogno di fare tutto 'sto casino?
Non bastava fare un regolamento di un articolo che dicesse: art. 1, punto 1, comma 1: la sperimentazione animale sui nuovi ingredienti impiegati nell'industria cosmetica sono vietati. Tutti. Dall'11 marzo 2013.

Anche perchè è questa la vera e sostanziale e importante novità, fra i 1000 articoli del regolamento.

E per fortuna che nella parte introduttiva del regolamento si dice che:
(3) Il presente regolamento intende semplificare le procedure e snellire la terminologia, riducendo gli oneri amministrativi e le ambiguità. 


Prevediamo già che ci sarà qualcuno che farà commenti, sezionando questo post e controllando virgole e punti a capo; scrivendo che ma... non è proprio esattamente così, ma il punto x dell'articolo y...
Va bene.
Non ci importa.
Perchè se c'è una cosa noiosa è leggere i testi delle leggi (e anche i commenti saccenti, se è per quello).
Il nostro scopo è dare informazioni, in modo tutto nostro.
Se si vuole leggere il regolamento come è stato promulgato, internet è pieno di siti governativi e c'è la gazzetta, non si viene a leggerlo qui.





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