Quanti marchi di cosmetici ci sono sul mercato?
Dai milioni di pezzi delle grandi case ai prodotti
distribuiti in limitate zone geografiche, quanti marchi ci sono?
Pur considerato che molti marchi sono di proprietà di una
sola casa, quante aziende ci sono?
Migliaia.
Migliaia di aziende che nelle loro eleganti e patinate
brochures o nei loro volantini lasciati dal panettiere vantano le ricerche dei
loro laboratori e magnificano le loro capacità produttive.
Mica vero.
Parlando di aziende
cosmetiche si intende un numero grandissimo di società che “si occupano” di
cosmetici. Bisogna poi distinguere fra società distributrici e società
produttive.
La maggioranza di queste aziende che “si occupano” di
cosmetici, in realtà li commercializzano con il loro nome e marchio, facendoli
produrre da altre aziende, i terzisti, che appunto producono conto terzi, cioè
per altri.
Queste società commerciali hanno magari bellissimi uffici in
prestigiosi centri di città importanti, ma non hanno né laboratori né impianti
produttivi.
Ovviamente non c’è nulla di male in ciò, esistono i terzisti
che sono appunto a disposizione per chi, per mille motivi, vuole solo
commercializzare il prodotto senza tutti gli oneri della ricerca e della
produzione.
Formulare e produrre richiede delle competenze specifiche,
commercializzare ne richiede altre, altrettanto importanti.
Se uno è bravo a commercializzare, faccia, giustamente,
quello.
Se uno è bravo a produrre, faccia quello.
Come si dice a Milano, ofelée
fàa el tò mestée (pasticciere fai il tuo mestiere. Intendendo: e il resto
lascialo fare ad altri)
Il terzista è un po’ il ghost writer del commerciale.
Sta nascosto, formula, testa, produce, confeziona, consegna,
e non appare mai in pubblico (in etichetta).
Naturalmente il terzista deve rendersi conto anche della
grande responsabilità di cui è investito oltre alla normale responsabilità
legata al prodotto.
Il terzista ha nelle sue mani il presente e il futuro di chi
gli commissiona la produzione, che ha un solo capitale: il suo nome e il suo
marchio.
Se un prodotto è mal fatto e il mercato lo rifiuta, il nome
sulla confezione è bollato a vita come pessimo e da non riacquistare più.
Il rapporto fra
commerciale e terzista sempre stato confidenziale. Nessun terzista serio ha mai
spifferato per quale azienda produce a meno che non sia stato esplicitamente
autorizzato, cioè mai.
Per immettere un cosmetico sul mercato è necessario,
attualmente, notificare il prodotto al ministero della salute e alla Asl
territorialmente competente.
La società Creme&Profumi manda due raccomandate,
naturalmente ciascuna con la sua brava marca da bollo, alle due autorità informandole che
immette sul mercato il prodotto “Bagnoschiuma Pinco”, allega la lista INCI (che
gli dà il terzista) informando che l’officina di produzione è la PiccoleChimiche
srl.
Il terzista PiccoleChimiche srl manda due raccomandate,
naturalmente ciascuna con la sua brava marca da bollo, alle due autorità informandole che
produce per conto dell’azienda Creme&Profumi il prodotto “Bagnoschiuma
Pinco” e allega l’INCI.
Quindi solo il ministero e l’Asl sanno che Creme&Profumi
si avvale di un terzista e quale.
E solo il ministero e l’Asl sanno che le PiccoleChimiche
producono per Creme&Profumi.
Nessun altro.
Dall’11 luglio 2013 sarà obbligatoria la notifica
dell’immissione sul mercato del prodotto cosmetico sul portale telematico
europeo.
Tutti i prodotti che saranno sul mercato in tale data, anche
se sono stati precedentemente notificati con la vecchia procedura di
raccomandate, dovranno essere notificati telematicamente dalla cosiddetta
“persona responsabile” che può essere il produttore, il commerciale, o anche un
altro fuori da tali strutture, il cui nome però deve apparire in etichetta.
Questo significa che Creme&Profumi ha due scelte:
-o fa da persona responsabile e si notifica i suoi prodotti,
ben sapendo che il terzista la formula di produzione non gliela darà mai, ma
gli darà solo le informazioni necessarie per tale notifica, che deve saper fare, e che significa anche assumersi tutte le responsabilità e obblighi di verifica che il regolamento gli impone. In tal caso il nome in
etichetta resta solo uno, quello del commerciale.
-o nomina responsabile il terzista a cui e quindi fa fare la notifica ma allora dovrà metterne il nome in etichetta, insieme al suo marchio.
E qui si scopriranno molti di quei commerciali che, dopo
aver millantato le abilità del loro centro ricerca e l’avanguardia dei loro
impianti, quando ricevono un cliente nei loro bellissimi uffici e si sentono
chiedere dal visitatore che vorrebbe vedere gli impianti di produzione e
scambiare due parole con il ricercatore, se ne inventano di tutte.
Lo stabilimento è a 400 km da qui.
Oggi c’è la disinfestazione, gli impianti sono chiusi.
Oggi è Sant’Evaristo, patrono della frazione in cui c’è
l’impianto, sono tutti a casa.
Si scopriranno, perché se non vogliono essere responsabili
del prodotto e notificarlo sul portale, dovranno aggiungere un altro nome,
ragionevolmente quello del produttore, sulla loro confezione.
Però i commerciali
devono rendersi conto che affidarsi ad un terzista non è cosa di cui
vergognarsi.
Che non avere il
laboratorio di ricerca o l’impianto di produzione non è cosa di cui vergognarsi.
Che anzi, è un merito,
per loro, aver trovato il terzista che lavora bene e che ritiene prezioso il
loro marchio e che soddisfa le loro esigenze e quelle dei loro clienti.
Meglio aver saputo scegliere un terzista che fa bene il
prodotto che vuoi tu, come vuoi tu, con garanzie di igiene e serietà che avere
propri impianti sporchi e in mano ad inetti.
Complimenti, finalmente dopo tante ricerche trovo info davvero utili! Grazie.
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