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venerdì 5 ottobre 2012

Placet, nocet.

Tutte le scienze, avendo radici antiche, si rifanno nel lessico a parole o frasi greche e latine permanse poi nel tempo, sia per chiarezza fra addetti ai lavori, sia per dare quel senso, a chi è fuori dal giro, di inferiorità tipo Renzo e il latinorum.

Un esempio è il placebo (letteralmente "piacerò", dal latino) che identifica quell'effetto suggestivo di una sostanza che effetti in realtà non ne ha.



Cioè ci si convince che, avendo preso una data sostanza, la "malattia" è passata.
In realtà si è magari preso uno zuccherino con una goccia di sciroppo di amarena, ma la convinzione di aver assunto qualcosa con lo scopo di debellare quel problema, l'ha, di fatto, risolto.

La mamma, farmacista, ci raccontava che spesso venivano in farmacia delle mamme con il secondo figlio neonato e segnalavano che il primo figliolo non mangiava, non dormiva, aveva improvvisi mal di testa.
Allora c'era ancora la farmacia galenica, la mamma preparava delle scatole di ginevrini (zuccherini tondi con il fondo piatto), su cui metteva qualche goccia di sciroppo: farmaci zero, attivi zero.
Gli incollava su un bellissima etichetta a fronzoli, con scritto "speciale per Mario", e guardandolo negli occhi come un ometto gli diceva, mi raccomando Mario, un solo ginevrino prima della pappa - o prima della nanna, mi fido di te".
Questi fratelli maggiori guarivano dall'insonnia, dall'inappetenza, mangiano un ginevrino e voilà, il mal di testa spariva: in effetti non erano affatto malati, erano gelosi del fratellino appena arrivato, che li aveva scalati dal trono della primogenitura e dalle attenzioni della famiglia.
Ritrovavano, inconsciamente, nel ginevrino, una cosa tutta loro, solo per loro, e la dottoressa della farmacia l'aveva preparata solo per loro, "guarda, c'è il mio nome sopra, sono mie, solo per me, lei ci crede che io sto male". E per il piscialetto che si porta via la mia mamma niente ginevrini.

Ora, sull'effetto del placebo si sono fatti studi approfonditi, sono entrati a pieno titolo nella sperimentazione, tanto che si utilizzano per misurare l'efficacia di un preparato.
A un gruppo si propina placebo, all'altro il farmaco attivo.
Se i risultati di miglioramento sono analoghi, il preparato lavora poco, e anche la sua efficacia è riconducibile al placebo.
Se, al contrario, i risultati sono molto discrepanti a favore del farmaco, si ritiene che funzioni.

Questo è dovuto al fatto che la mente assorbe l'informazione "sto prendendo qualcosa per questo problema". Il soggetto non sa se stia prendendo il placebo o il farmaco, ma il solo fatto di assumere qualcosa, mette in moto meccanismi biologici in grado si intervenire, in modo limitato se no prenderemmo tutti solo placebo, sul problema da risolvere.
L'effetto placebo è influenzato anche dall'atteggiamento del medico che può essere incoraggiante (iatroplacebogenesi), e anche dalla coscienza del paziente di assumere qualcosa.
Se il medico somministra un farmaco con poca convinzione, altrettanto la mente registra la sfiducia del medico e, senza arrivare all'effetto nocebo, si avrà comunque una risposta terapeutica inferiore agli altri pazienti il cui medico si mostra fiducioso nella terapia prescritta.

Negli anestetizzati, l'effetto placebo è nullo, infatti.
Questo per sottolineare l'interazione mente-corpo nelle aspettative dell'efficacia.

Il meccanismo nocebo (nuocerò) è lo stesso al contrario.
Ci sono persone che sono morte per punture di insetti convinti essere state punte da un insetto velenoso o morse da serpenti velenosi. In realtà sia il rettile che l'insetto erano di razza innocua. Ma tale era la convinzione, da essere stata letale.

Capita a tanti di leggere un bugiardino di un farmaco e sentire tutti o alcuni effetti collaterali.
Fate la prova di dare lo stesso farmaco a qualcuno che non sappia leggere e gli effetti collaterali si dimezzano.

Cosa c'entra con i cosmetici? C'entra, c'entra.

Si dice che la vitamina C sia un ottimo antiossidante, renda la pelle radiosa, e luminosa.
E dillo oggi, ripetilo domani, per una settimana per un mese, (anzichè iatroplacebogenesi, qui c'è la pubblicitàplacebogenesi) se io mi metto una crema con la vitamina C (che dopo dieci minuti nel vasetto è ossidata e non ce ne è più che uno zic) io cosa vedo? una pelle radiosa, luminosa, " sento che non ho più i radicali liberi sotto il mento..."
Ma è stata la vitamina C (scomparsa) o il suo effetto placebo?
Questo l'industria lo sa. E mette la Vitamina C in quantità da "suggestione".

Se una detesta i parabeni e non si accorge di aver usato uno shampoo con  i parabeni, ma legge l'etichetta dopo che si è asciugata i capelli, se li fa drizzare dallo spavento (oddio cosa ho fatto! ho usato i parabeni!!!!) comincerà a grattarsi come un'ossessa per un prurito che non c'è, scarnificandosi e raccontando che ...ahhh quelle volta che ho usato i parabeni, mi è venuta un'allergia che il cuoio capelluto mi sanguinava, tanto mi sono grattata.
Se non avesse letto l'etichetta e si fosse tagliata le unghie, forse non avrebbe avuto una testa da zombie.

Il famoso ingrediente totem, contrapposto all'ingrediente tabù, per citare uno che di psiche se ne intendeva, dicono, il grande Freud (nel terzo saggio componente la tetralogia Totem e Tabù, appunto, intitolato "Animismo, magia e l'onnipotenza dei pensieri", questo è ben illustrato)






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