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venerdì 28 settembre 2012

Test d'ingresso (e d'uscita)


Se poche settimane fa i giornali erano pieni di lamentele di studenti che avevano avuto delle difficoltà a superare il test di ingresso per alcune facoltà, forse questi esaminandi dovrebbero venire a vedere in un’azienda cosmetica i test a cui è sottoposta una materia prima di entrare nel ciclo produttivo e un cosmetico prima di uscire sul mercato.


Infatti capita di trovare su qualche etichetta altre informazioni fuorvianti e pleonastiche.

Ci capita di vedere scritto “microbiologicamente testato/analizzato/certificato”, e pensiamo “ohhh che bello, non rischio di mettermi un prodotto con qualche strano alieno dentro”.

E’ vero.
E’ vero anche che nessuno corre il rischio di applicarsi un prodotto inquinato.

Perché? Ma perché il produttore è obbligato a fare, per ogni lotto di produzione di ogni prodotto, l’analisi microbiologica!

Non solo, ma ogni materia prima in ingresso in azienda deve essere accompagnata dal certificato di analisi microbiologica.
L’azienda deve, inoltre, effettuare l’analisi batteriologica con una certa frequenza (molto frequentemente) sull’acqua di produzione, essendo una materia prima impiegata nel prodotto ma che non si acquista da un produttore esterno.

Quindi in un prodotto vengono messi ingredienti certamente sottoposti ad analisi microbiologica, disciolti in acqua che è sottoposta ad analisi microbiologica e il risultato finale, prodotto cosmetico finito, è ulteriormente sottoposto ad analisi microbiologica.

Quindi, tutti i prodotti devono essere sottoposti a controllo microbiologico prima di essere immessi sul mercato.

Perché devo vantarmi si aver ottemperato a un obbligo?
Perché così, se sullo scaffale accanto al mio prodotto ce ne è uno che non lo scrive, faccio credere che non l’abbia fatto, e il consumatore preferisce il mio pensando che nell’altro ci siano vermi e cagnotti.

Ma vi pare corretto?


Mentre le analisi batteriologiche sono obbligatorie, i test dermatologici non lo sono e non lo sono neppure i test clinici, a meno che non si voglia attribuire un effetto preciso: se voglio definire il mio prodotto antirughe, devo avere il test clinico di efficacia. Cioè devo dimostrare che quel prodotto faccia andare via le rughe.


-Sulla confezione di un prodotto c’è scritto che è “dermatologicamente testato”.

Di solito per dermatologicamente testato si intende sottoposto al “patch test”.
Il patch test si svolge nel seguente modo: si selezionano dei volontari umani, si applica su una porzione del loro corpo un po’ di prodotto e si provvede poi a sigillare con bendaggio occlusivo, un cerotto (patch), la parte su cui si è applicato il prodotto.
L’occlusione è un modo per accelerare l’assorbimento del prodotto, evitare l’evaporazione e quindi è un test fatto in condizioni un po’ estreme, differenti dalle “normali o prevedibili condizioni di uso” per un cosmetico.

Si valuta l’insorgenza di eventuali reazioni dopo un determinato periodo di posa o un certo numero di applicazioni, secondo tabelle statistiche abbastanza elaborate.
Generalmente la selezione dei volontari viene fatta secondo le caratteristiche del prodotto e del volontario stesso.

Bisogna però considerare che, date le condizioni estreme del test, un volontario che non è mai stato allergico a nulla, può mostrare nella zona di occlusione una reazione di sensibilizzazione a uno degli ingredienti del prodotto sottoposto a test.
In questo modo abbiamo reso sensibile a vita un uomo o una donna a una data sostanza alla quale in normali condizioni d’uso non lo sarebbe mai stato. Il tutto per essere certi, noi, di non essere sensibili alle normali condizioni d'uso. 

-“Clinicamente testato” invece ha tutto un altro significato.

Se dermatologicamente testato significa che il prodotto è stato testato per verificare la eventuale possibilità che provochi sensibilizzazioni o reazioni, clinicamente testato sottintende una valutazione/verifica dell’efficacia.

Ci si rivolge alla Clinica Dermatologica, si selezionano volontari con il problema che il prodotto si prefigge di risolvere, gli si dà il prodotto da provare con le indicazioni di applicazione tal quali sono quelle che poi il consumatore seguirà scrupolosamente.
Quindi è un test fatto con un’applicazione realistica, come effettivamente verrà usato: una/due volte al giorno, una alla settimana, con un (eventuale) tempo di posa preciso, ecc. Il volontario sottoscrive un impegno a seguire le prescrizioni applicative (ha valore di contratto).

Dopo un ragionevole periodo di tempo, di solito 3-4-8 settimane si valuta se il prodotto ha fatto il suo mestiere, se è efficace per quel che promette.

Ora però è consentito il test di autovalutazione. Cioè, non si effettua più solo con la valutazione dei risultati registrata da un osservatore esterno (dermatologo), ma anche con la valutazione che i volontari fanno su se stessi.

In parole povere, i volontari dicono che sì, in effetti LORO hanno visto che la loro pelle sta meglio, che quel problema si è attenuato, ridotto, scomparso. Non è il dermatologo che certifica oggettivamente una variazione dello stato della pelle. il rischio di effetto placebo è da ritenere presente.

E’ bene ricordare che i test dermatologici e clinici devono essere a disposizione di chiunque ne faccia richiesta.

Se io compro una crema con scritto “dermatologicamente/clinicamente testato” ho tutti i diritti di contattare l’azienda che mi dimostri di aver fatto il test. E l’azienda me lo deve dimostrare.

Quindi, se è vero che alcune affermazioni lasciano il tempo che trovano perché non sono altro che un’esplicita ottemperanza alle leggi vigenti (come se ci fossero alternative) tipo il controllo microbiologico, altre affermazioni devono essere supportate da effettivi comportamenti: non si può dire di aver fatto qualcosa che poi nella realtà non si è fatto.
Tanto nessuno verifica.
Errore!
Chiunque può e deve verificare certe affermazioni.
Ma non lo sa.



1 commento:

  1. Ciao, inizio a muovere i primi passi nel mondo della cosmetica..volevo chiederti se puoi indicarmi (e se esiste) qualche protocollo di analisi microbiologica (non solo batteriologica ma anche fungicida) da fare ai prodotti.Grazie.

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