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giovedì 27 settembre 2012

Mozzarella di bufala



Un tempo si credeva che la peculiarità di un cosmetico fosse nel contenuto, in quello che c’è dentro, negli ingredienti con determinate attività impiegati.

Per cui si cercava il prodotto a base di X e Y, anche, siamo onesti, un po’ seguendo le mode.
Tutti pazzi per l’argan, tutti a cercare prodotti a base di argan.
Avere il prodotto a base di estratto di Pinco è cool? Bene, tutti vogliono l’estratto di Pinco.

Da un po’ di tempo, invece, si cerca il prodotto senza.


Premettiamo subito, sottolineandolo ancora, che nessun prodotto cosmetico può contenere ingredienti pericolosi o dannosi per la pelle e per la salute.
Gli allegati di legge sono chiarissimi ed esaustivi nel dire ciò che non si può usare o si può usare in determinate condizioni o percentuali..
E come abbiamo visto, periodicamente tutti gli ingredienti sono sottoposti a revisione che ne conferma o meno la  sicurezza di impiego nel cosmetico.

Un tempo, per dare supporto di veridicità a ciò che si affermava, si diceva “l’ho letto sul giornale”, poi “l’ho sentito alla radio”, poi ancora “l’ho sentito in televisione”, adesso “l’ho visto su internet”.

Intendiamoci, Internet è un mezzo straordinario, ma è un non-luogo dove chiunque può scrivere qualunque cosa su qualunque argomento anche senza sapere di cosa stia scrivendo.
Inoltre è un mezzo senza confini e censura (giustamente) e quindi tutto ciò che è scritto su internet è amplificato e rilanciato in pochi istanti senza le dovute verifiche.
Se possiamo dire che Internet è il tempio dell’onniscienza, si può altrettanto dire che è il santuario delle bufale.

Tutti, ma proprio tutti, ne abbiamo incontrata almeno una che le nostre conoscenze e competenze ci hanno permesso di identificare come tale.

Fra gli argomenti più trattati da profani c’è la salute, sotto tutti i suoi aspetti.

Medicina, chirurgia, terapie, farmaci, “quello che il medico non ti dirà mai”, “quello che l’industria farmaceutica non dice”, tutto viene messo sotto accusa, confutato, strillato, ripreso e amplificato dalla sciura Maria che notoriamente fa il ricercatore al mattino ma poi al pomeriggio va dal suo medico a farsi prescrivere le analisi del sangue “perché ha il polistirolo alto”.

Naturalmente, in tutto questo, anche il cosmetico è coinvolto.
Anzi, pare che al mondo i cosmetologi siano circa 4 miliardi. I rimanenti sono chimici o biologi.
L’idraulico, no, non lo fa nessuno.

Viene pubblicata la notizia che un dato ingrediente contenuto nei cosmetici è tossico, pericoloso, cancerogeno (!) e a supporto si porta una ricerca una, fatta dall’University of Kamchatka, senza però riportare le ulteriori ricerche (magari tante) di prestigiosi istituti di ricerca universitaria che hanno dimostrato esattamente il contrario.

Per cui, adesso tutti a gettare la croce addosso, ad esempio, ai parabeni, ai siliconi e compagnia bella.

Non sono belle sostanze, si può evitare di inserirle nei cosmetici, c’è di meglio e tanto vale usarlo.
Ma da qui ad accusarli di essere la causa di morti neanche fossero la peste, ne corre.

Per cui adesso, appunto, si cerca il senza. Siamo forse tutti campioni di bridge?

Senza parabeni, senza SLES, senza siliconi, senza PEG, senza questo e senza quest’altro, perdendo di vista il vero contenuto (con-tenuto).

Poiché nella maggioranza dei casi chi formula e produce cosmetici non è né un attentatore alla salute pubblica, né un incosciente, né un povero ignorante, per cui se decide di conservare un prodotto con i parabeni ha i suoi buoni motivi, il legislatore sta intervenendo in modo da evitare che il consumatore sia fuorviato da certe affermazioni.

Una delle quali è appunto il “senza”.
Escludendo la doverosa informazione “senza profumo” che è veramente una tutela sanitaria, altri “senza” saranno regolamentati.

Il motivo è molto semplice.
Se io scrivo sul mio vasetto “senza parabeni” faccio intendere che i prodotti su cui non è scritto li contengano.
E non è detto.
Inoltre faccio intendere che un prodotto senza parabeni sia migliore di uno con i parabeni.
E non è detto.
Posso addirittura indurre il consumatore a credere che, siccome io mi perito di informarlo che i parabeni non li uso, questi siano pericolosi.
E non è scientificamente dimostrato tanto è vero che la legge li permette.

Poi, uno è libero di scegliere un cosmetico con le caratteristiche che ritiene più consone o opportune, ma deve poterlo fare come libera scelta, non con un terrorista appollaiato sulla spalla mentre sceglie lo shampoo al supermercato.

Piccole (grandi) bufale continua….



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