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giovedì 20 settembre 2012

Cosmetologia non è stregoneria


La cosmetologia è una scienza: è la chimica applicata al cosmetico.

Un cosmetico non nasce da una miscela casuale di ingredienti, ma dalla conoscenza di come gli ingredienti si comportano dal punto di vista chimico (in relazione fra loro), biologico (in relazione alla pelle e ai suoi annessi, peli, capelli, mucose ecc) e funzionale (l’azione associata dei principi attivi).


Per formulare bene un cosmetico bisogna tenere conto di diversi fattori.

Il primo, naturalmente, è che un cosmetico non può curare una malattia, ma può trattare un problema.
Bene, che problema voglio trattare?

Una volta individuata quindi la funzione del prodotto, devo scegliere la forma cosmetica.
Per forma cosmetica si intende il tipo di prodotto, se un gel, una soluzione, un’emulsione leggera o più ricca (che allora chiamo crema), un tensiolito (detergente), un unguento.

La forma cosmetica prescelta influenza anche la scelta degli ingredienti.
Se in un’emulsione mi posso sbizzarrire, poiché avendo due fasi, una fase acquosa e una oleosa, posso utilizzare sia ingredienti idrosolubili che liposolubili, in un prodotto monofase, cioè con una sola fase sia essa acquosa, come un gel o una soluzione, o oleosa, potrò usare solo gli ingredienti solubili nella fase presente oppure devo solubilizzare preventivamente l’ingrediente (ma solo se è presente in percentuali abbastanza contenute)

Anche la scelta a prima vista più ampia, cioè di formulare un’emulsione, va poi approfondita: un’emulsione può essere più o meno densa, dalla consistenza leggera di un latte fino a quella più corposa di una maschera.

Inoltre, essendo un’emulsione formata da due fasi, una sarà dispersa nell’altra: la maggior parte delle emulsioni è olio disperso in acqua (significa minor fase oleosa dispersa in una più abbondante fase acquosa). L’altra forma, meno diffusa, è l’acqua in olio, con le proporzioni invertite, meno fase acquosa in fase oleosa.

Dopo aver scelto la forma cosmetica, si comincia a valutare la struttura della formula, tenendo presenti anche i seguenti aspetti:

1) sarà un cosmetico “tradizionale”, naturale, o altro? E in che misura? E secondo quali criteri?

2) a chi è destinato il prodotto? uomo o donna, età.

3) dove verrà venduto il prodotto? da valutare sia il canale di vendita che l’area geografica di destinazione.
- Il Punto Vendita: in profumeria ci si aspetta un tocco lussuoso e una profumazione con precisa connotazione ed intensità, e all’ultimo si guarda a i componenti.
In farmacia ci si aspetta una formula “sobria” e un profumo discreto, o neutro, molta attenzione è per i componenti attivi, affidandosi anche alla competenza del farmacista.
In erboristeria si cerca un tocco meno "tecnico" ma pur sempre gradevole, un profumo che richiami aromi naturali (agrumi, spezie, fiori), e, che da qualche parte o in qualche contesto ci sia un richiamo con la parola “biologico” anche se usata in modo inappropriato, come spesso succede.
Nel Centro di Estetica ci si fida molto dell’opinione del’estetista, che del resto ha letteralmente “nelle sue mani” la nostra pelle.
- L’area geografica: è importante sapere se il prodotto è destinato all’esportazione e dove. Oltre agli aspetti legislativi propri di ogni paese Extra-UE, bisogna sapere usanze, metodi e tradizione del Paese dove il nostro prodotto verrà commercializzato. Le popolazioni orientali preferiscono le forme in gel o le emulsioni leggerissime. Le pelli scure sono molto spesse, quindi la base di idratazione è importante. Le implicazioni religiose non sono secondarie: ad esempio nei paesi musulmani non si può utilizzare l’alcool, per cui un profumo non sarà alcolico ma le fragranze dovranno essere dissolte in olio.
La zona di destinazione influisce anche, nella formulazione, per la stabilità: i Paesi equatoriali hanno un clima deleterio per la stabilità del prodotto ed è necessario “rafforzare” la stabilità della formula.

4) il packaging, tipo e materiali: se la monodose consente di evitare l’uso dei conservanti, un vaso da un chilo, in cui vengono messe le mani più e più volte, deve contenere un prodotto che garantisca la sicurezza e la preservazione del prodotto fino all’ultimo grammo.


Se ci siamo dati risposte chiare a queste domande, cominciamo a scegliere cosa mettere nel nostro prodotto, dando per scontato che la legge 713/86 e le sue successive modifiche ci siamo ben note.

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