La cosmetologia è una scienza: è la chimica applicata al
cosmetico.
Un cosmetico non nasce da una miscela casuale di
ingredienti, ma dalla conoscenza di come gli ingredienti si comportano dal
punto di vista chimico (in relazione fra loro), biologico (in relazione alla
pelle e ai suoi annessi, peli, capelli, mucose ecc) e funzionale (l’azione associata
dei principi attivi).
Per formulare bene un cosmetico bisogna tenere conto di
diversi fattori.
Il primo, naturalmente, è che un cosmetico non può curare una
malattia, ma può trattare un problema.
Bene, che problema voglio trattare?
Una volta individuata quindi la funzione del prodotto, devo scegliere la forma cosmetica.
Per forma cosmetica si intende il tipo di prodotto, se un gel, una soluzione, un’emulsione leggera o
più ricca (che allora chiamo crema), un tensiolito (detergente), un unguento.
La forma cosmetica prescelta influenza anche la scelta degli
ingredienti.
Se in un’emulsione mi posso sbizzarrire, poiché avendo due fasi, una fase acquosa e una oleosa,
posso utilizzare sia ingredienti idrosolubili che liposolubili, in un prodotto monofase, cioè con una sola fase sia
essa acquosa, come un gel o una soluzione, o oleosa, potrò usare solo gli
ingredienti solubili nella fase presente oppure devo solubilizzare
preventivamente l’ingrediente (ma solo se è presente in percentuali abbastanza
contenute)
Anche la scelta a prima vista più ampia, cioè di formulare
un’emulsione, va poi approfondita: un’emulsione può essere più o meno densa,
dalla consistenza leggera di un latte fino a quella più corposa di una
maschera.
Inoltre, essendo un’emulsione formata da due fasi, una sarà
dispersa nell’altra: la maggior parte delle emulsioni è olio disperso in acqua
(significa minor fase oleosa dispersa in una più abbondante fase acquosa).
L’altra forma, meno diffusa, è l’acqua in olio, con le proporzioni invertite,
meno fase acquosa in fase oleosa.
Dopo aver scelto la forma cosmetica, si comincia a valutare la
struttura della formula, tenendo presenti anche i seguenti aspetti:
1) sarà un cosmetico “tradizionale”, naturale, o altro? E in
che misura? E secondo quali criteri?
2) a chi è destinato il prodotto? uomo o donna, età.
3) dove verrà venduto il prodotto? da valutare sia il canale
di vendita che l’area geografica di destinazione.
- Il Punto Vendita: in profumeria ci si aspetta un tocco lussuoso
e una profumazione con precisa connotazione ed intensità, e all’ultimo si
guarda a i componenti.
In farmacia ci si aspetta una formula “sobria” e un profumo
discreto, o neutro, molta attenzione è per i componenti attivi, affidandosi anche alla
competenza del farmacista.
In erboristeria si cerca un tocco meno "tecnico" ma pur sempre gradevole, un profumo che richiami aromi naturali (agrumi, spezie, fiori), e, che da qualche parte o in qualche contesto ci sia un richiamo con la parola “biologico” anche se usata in modo inappropriato, come spesso
succede.
Nel Centro di Estetica ci si fida molto dell’opinione
del’estetista, che del resto ha letteralmente “nelle sue mani” la nostra pelle.
- L’area geografica: è importante sapere se il prodotto è
destinato all’esportazione e dove. Oltre agli aspetti legislativi propri di
ogni paese Extra-UE, bisogna sapere usanze, metodi e tradizione del Paese dove
il nostro prodotto verrà commercializzato. Le popolazioni orientali
preferiscono le forme in gel o le emulsioni leggerissime. Le pelli scure sono
molto spesse, quindi la base di idratazione è importante. Le implicazioni
religiose non sono secondarie: ad esempio nei paesi musulmani non si può
utilizzare l’alcool, per cui un profumo non sarà alcolico ma le fragranze dovranno
essere dissolte in olio.
La zona di destinazione influisce anche, nella formulazione,
per la stabilità: i Paesi equatoriali hanno un clima deleterio per la stabilità
del prodotto ed è necessario “rafforzare” la stabilità della formula.
4) il packaging, tipo e materiali: se la monodose consente
di evitare l’uso dei conservanti, un vaso da un chilo, in cui vengono messe le
mani più e più volte, deve contenere un prodotto che garantisca la sicurezza e
la preservazione del prodotto fino all’ultimo grammo.
Se ci siamo dati risposte chiare a queste domande,
cominciamo a scegliere cosa mettere nel nostro prodotto, dando per scontato che
la legge 713/86 e le sue successive modifiche ci siamo ben note.
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