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giovedì 20 settembre 2012

10 anni per una legge


Le regole del gioco.

Per fare bene un cosmetico, non basta conoscere bene la chimica, la biologia, la biochimica, bisogna anche togliersi il camice e indossare la toga.

Non bisogna conoscere tanti leggi, codici e codicilli, bisogna conoscerne una, una sola.
La legge 713/86 e le successive modifiche fino al più recente regolamento 1223/09.


Fino al 1986, ufficialmente, l’arte di fare bene un cosmetico era lasciata al buon senso, alla conoscenza e alla coscienza del formulatore, del produttore e del commerciante.

Affermazione non del tutto corretta a dire il vero, perché qualche regola c’era già, ad esempio il divieto di impiego di alcune sostanze, ma non erano disciplinati tutti gli aspetti di produzione, etichettatura, produzione, rapporti con il Ministero della Salute (si chiamava della Sanità, ma la funzione era la stessa), idoneità dei locali ecc,.

La legge 713 del 1986 è il recepimento da parte dello Stato Italiano della legge Europea 768 del 1976.

L’Italia ha impiegato 10 anni per convertirla in legge dello Stato.

Questo spiega perché, tutto sommato, tantissime aziende italiane erano già in regola all’epoca dell’emanazione: essendo stata recepita la direttiva europea in molti Paesi in tempi più brevi che in Italia, o ti adeguavi di tua iniziativa o non esportavi più neanche un pezzo di sapone.

C’erano però tanti furbetti che agivano solo sul mercato nazionale che sono stati, fortunatamente, o spazzati via o costretti ad adeguarsi.

Infatti, gli articoli della legge regolamentano, fra le altre cose
-la notifica al Ministero della Sanità: chi sei? Dove sei? Che prodotti fai? Che ingredienti usi?

-l’obbligo della presenza del direttore tecnico con opportune caratteristiche e qualifiche: il cognato meccanico non può più essere responsabile della produzione, se fai olio da massaggio e non olio per motore.

-le caratteristiche dell’insediamento produttivo con requisiti igienici e sanitari: improvvisamente tanti sottoscala e garage sono tornati sul mercato immobiliare.
O la fabbrica è una fabbrica con spazi, igiene, sistemi di sicurezza, impianti idrici e di scarico secondo le regole, o smetti di fare cosmetici.

-gli impianti: oltre alle certificazioni richieste dalla legge sulla sicurezza per i lavoratori, devono avere caratteristiche precise per la specificità della produzione.
Il dentifricio non si fa in una betoniera.

Così, finalmente, la legge, oltre a mettere ordine dando le regole in un gioco che di regole non ne aveva, ha eliminato tanti improvvisati prestigiatori che si riciclavano in un campo in cui credevano che bastasse un pentolone e una bilancia da negozio di alimentari per sentirsi cosmetologi.

Il tutto a vantaggio dei consumatori, che però ancora oggi devono guardarsi da prodotti provenienti da Paesi dove le regole ancora non ci sono, e a vantaggio anche dei cosmetologi seri che hanno pianto sui libri di biochimica la notte prima degli esami.



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