Pagine

domenica 30 settembre 2012

Dosis facit ut venenum non sit



Cosa vuol dire “naturale”?.
Vuol dire che si trova in natura.


La natura, come abbiamo visto, è un grande, immenso, praticamente infinito, insieme di strutture chimiche.

Allora facciamo bene la distinzione fra chimica di sintesi e chimica di derivati naturali.

Tradizionale non vuol dire vecchio


Avevamo lasciato il nostro formulatore a chiedersi, dopo aver fatto tutte le sue valutazioni sulla funzione del prodotto, dove sarebbe stato venduto, chi lo avrebbe usato, cosa metterci dentro.

Quindi gli ingredienti che comporranno il suo prodotto.

La prima differenziazione è sul tipo di formula: tradizionale o naturale?

venerdì 28 settembre 2012

Test d'ingresso (e d'uscita)


Se poche settimane fa i giornali erano pieni di lamentele di studenti che avevano avuto delle difficoltà a superare il test di ingresso per alcune facoltà, forse questi esaminandi dovrebbero venire a vedere in un’azienda cosmetica i test a cui è sottoposta una materia prima di entrare nel ciclo produttivo e un cosmetico prima di uscire sul mercato.

giovedì 27 settembre 2012

Uomini e topi


“Uomini e topi” è il famoso romanzo di John Steinbeck.

Racconta di due uomini, George e Lennie. Lennie, è dotato di un'enorme forza fisica che lo rende adatto a lavorare in un ranch, ma è affetto da un ritardo mentale e non sa controllare la propria forza tanto che uccide involontariamente i piccoli animali che ama accarezzare, come topi o cagnolini. Consapevole della propria inferiorità, Lennie trova in George il punto di riferimento affidandosi completamente a lui; e con l'amico condivide il sogno di comprarsi un giorno una casetta con dei conigli da allevare. George, che conosce bene l'ingenuità e la sensibilità di Lennie, lo asseconda facendogli credere che il sogno della casetta possa diventare realtà.
Come va a finire? Leggetelo, è bello.

Mozzarella di bufala



Un tempo si credeva che la peculiarità di un cosmetico fosse nel contenuto, in quello che c’è dentro, negli ingredienti con determinate attività impiegati.

Per cui si cercava il prodotto a base di X e Y, anche, siamo onesti, un po’ seguendo le mode.
Tutti pazzi per l’argan, tutti a cercare prodotti a base di argan.
Avere il prodotto a base di estratto di Pinco è cool? Bene, tutti vogliono l’estratto di Pinco.

Da un po’ di tempo, invece, si cerca il prodotto senza.

mercoledì 26 settembre 2012

Tipi sensibili


Gli allergeni.

Proseguendo nella lettura della nostra etichetta, nella lista INCI, avremo notato che, da qualche tempo, in fondo alla lista degli ingredienti c’è, a volte, una o più sostanze aromatiche (limonene, citral, linalool, geraniol, citronellal ecc).

martedì 25 settembre 2012

Conoscere l'etichetta


Conoscere l’etichetta non significa solo comportarsi secondo certe regole, significa anche capire cosa c’è nella confezione di prodotto cosmetico che sto acquistando.

L’etichettatura del cosmetico è differente se il suo packaging è solo l’imballo primario, cioè il flacone, il vasetto, il tubetto, la trousse con gli ombretti, o se c’è anche il secondario, cioè l’astuccio.

Rosa Rosae


L’INCI.

INCI, abbiamo visto, è l’acronimo di International Nomenclature of Cosmetic Ingredients.

Adesso tutti sanno (credono di sapere) cos’è l’INCI, come si legge, come si interpreta, che significato dare all’elenco.

domenica 23 settembre 2012

Cinture di sicurezza


Il Dossier tossicologico.

Ogni prodotto cosmetico viene al mondo (immesso sul mercato) con una sua carta di identità.
Ma mentre per noi il documento di identità è un tesserino con qualche dato anagrafico, il documento di un cosmetico è un faldone di decine di pagine.

La VI modifica della legge 713, la stessa che introduce l’uso dell’INCI, ha introdotto l’obbligo della redazione del dossier.

Già prima della VI modifica molte aziende facevano il dossier, che non è che un insieme di informazioni finalizzate a stabilire la conformità del prodotto e la sua sicurezza, ma lo facevano ciascuna a modo suo.

La legge è entrata nel merito della redazione del dossier non solo indicando come va fatto, ma anche che informazioni devono essere obbligatoriamente contenute.

Oltre ad ovvie informazioni, nome del prodotto, tipo, funzione, formula quali/quantitativa, metodo di lavorazione, caratteristiche tecniche e di sicurezza delle materie prime, caratteristiche tecniche del prodotto, il tipo di packaging in cui sarà contenuto, il dossier deve contenere, fra l’altro, due studi importanti per la tutela del consumatore: il livello di esposizione al prodotto da cui consegue, altrettanto importante, la valutazione della sicurezza del prodotto finito.

E’ buona prassi che il valutatore della sicurezza sia un figura diversa dal formulatore, non è un obbligo di legge, ma è una tutela maggiore, il famoso “chi controlla il controllore?”.

Siccome la legge afferma che: (art 7. comma 1 . legge 713/86)
“i prodotti cosmetici devono essere fabbricati, manipolati, confezionati e venduti in modo tale da non causare danni alla salute umana se applicati nelle normali o ragionevolmente prevedibili condizioni d’uso, tenuto conto in particolare della presentazione del prodotto, dell’etichettatura, delle eventuali istruzioni per l’uso e per l’eliminazione” il valutatore terrà conto di ciò.

Una volta inserite tutte le informazioni relative alla formula, cioè a monte tutte le informazioni riguardanti anche le materie prime e le loro concentrazioni all’interno di quel prodotto, il tipo di applicazione e come verrà immesso sul mercato il prodotto, il valutatore comincia a fare le sue considerazioni.

Il livello di esposizione: non è uguale per tutti i prodotti, ovviamente.

Innanzitutto ci sono prodotti che si sciacquano (i leave-off) ed altri che permangono (i leave-on).
Già qui una valutazione di sicurezza prende una direzione piuttosto che un’alta.

Inoltre si valuta la frequenza d’uso: una maschera si usa una volta alla settimana, una crema per il corpo, ragionevolmente, tutti i giorni.
La superficie corporea coinvolta: un eye liner, pochi millimetri quadrati, una crema per il corpo una superficie più ampia.
Il numero di applicazioni giornaliere: se lo shampoo lo faccio tutti i giorni, le mani le lavo più di frequente. Però coinvolgo superfici di diverse dimensioni.

Insomma dopo che il valutatore ha fatto conti, somme, percentuali, su superfici, pesi e misure, fortunatamente aiutato da appositi software, comincia a chiedersi a che quantità di ogni sostanza contenuta nel prodotto colui che mette le crema per le mani - prevedibilmente - mattina e sera, sia esposto.

Il valutatore è tenuto quindi a considerare le normali o ragionevolmente prevedibili condizioni d’uso non a considerare stramberie.
Se una crema, ritenuta sicura se applicata sul viso, viene spalmata sul pane e poi mangiata, beh, il valutatore non può farci niente, e non gliene importa neppure.

Inoltre il valutatore deve avere i test di efficacia dei sistemi conservanti (il cosiddetto challenge test che è in vitro): un prodotto è sicuro non solo per la sua formulazione, ma anche perché, nel tempo, non darà origine a colonizzazione di microorganismi (muffe, lieviti, batteri).

E’competenza del valutatore confrontarsi con chi sceglie il packaging, perché la sicurezza del prodotto dipende anche da come vien confezionato e dalla compatibilità prodotto - materiale del contenitore.

Certi packaging danno maggior sicurezza di altri: una monodose o un airless sigillato, ad esempio, preserva meglio del flacone a pompa che a sua volta preserva meglio del vasetto.
La preservazione è anche in funzione del contatto con l’aria, non solo con le mani più o meno pulite.

La forma e l’aspetto del packaging concorrono a verificare la sicurezza del prodotto: ricordate che anni fa c’erano in commercio dei bagnoschiuma in flaconi che ricordavano le bottiglie del latte, saponi a caramella o a fragola, shampoo in lattina tipo bibita?
Bene, dopo che qualcuno, fuorviato dalla forma della confezione, ha fatto uso improprio del prodotto (cioè se lo è mangiato o bevuto), la legge ha vietato tutte quei packaging riconducibili a imballi o a forme di tipo alimentare, che potessero far fraintendere il contenuto.

Quindi se il valutatore certifica la sicurezza del prodotto per formula, sistema conservante, ragionevoli e prevedibili modalità d’uso, livello di esposizione, ecc, e poi chiede il packaging per confermare le sue conclusioni e si vede presentare un vasetto tipo yogurt, ha il dovere di opporsi e di non emettere il certificato di sicurezza.

Infatti un prodotto viene immesso sul mercato solo se all’interno del dossier è allegata la valutazione della sicurezza firmata dal responsabile.

Attualmente il dossier, contenendo informazioni che sono il frutto di anni e investimenti per la ricerca, è riservato: il fabbricante deve limitarsi a notificare al Ministero della Salute che ha il dossier e dove è conservato per eventuali controlli delle autorità.

Con la nuova normativa, da aprile 2013, alcune parti del dossier di pubblica utilità sanitaria dovranno essere inserite direttamente da parte del fabbricante sul sito del ministero ad uso dei centri di controllo e antiveleno.

La legge dice proprio così: sarà fatto obbligo al fabbricante…
Ma sapete chi è il fabbricante? Non è affatto che FA il prodotto, quello è il produttore.
Il fabbricante è quello il cui nome è sulla confezione (detto anche “appositore di marchio”), è quello che immette il prodotto sul mercato, è il distributore responsabile insomma.
Alla faccia della semplificazione, almeno lessicale.

venerdì 21 settembre 2012

Statica o dinamica.


L’esame di fisica comprende anche la parte sulla statica e sulla dinamica. Però dei corpi o dei fluidi.

Non contempla formule applicabili al fatto che anche la legge sia dinamica.

Le leggi non son scolpite nella roccia, ma vengono modificate quanto il legislatore lo ritiene necessario.

Infatti è più corretto riferirsi alla legge 713 “e successive modifiche”.
I tempi cambiano, la legge si adegua, più o meno velocemente.

Alleghiamo alla presente


Gli allegati alla legge 713/86

Gli articoli della legge 713/86 regolamentano la produzione la prodotti, l’etichettatura, la commercializzazione.

Ma il contenuto vero e proprio di un prodotto è regolamentato dagli allegati.

giovedì 20 settembre 2012

10 anni per una legge


Le regole del gioco.

Per fare bene un cosmetico, non basta conoscere bene la chimica, la biologia, la biochimica, bisogna anche togliersi il camice e indossare la toga.

Non bisogna conoscere tanti leggi, codici e codicilli, bisogna conoscerne una, una sola.
La legge 713/86 e le successive modifiche fino al più recente regolamento 1223/09.

Cosmetologia non è stregoneria


La cosmetologia è una scienza: è la chimica applicata al cosmetico.

Un cosmetico non nasce da una miscela casuale di ingredienti, ma dalla conoscenza di come gli ingredienti si comportano dal punto di vista chimico (in relazione fra loro), biologico (in relazione alla pelle e ai suoi annessi, peli, capelli, mucose ecc) e funzionale (l’azione associata dei principi attivi).

mercoledì 19 settembre 2012

Cosmetico o cosmeceutico?



Nello stesso articolo 1, al comma 2, viene evidenziato, in modo chiaro, che un cosmetico non può vantare effetti terapeutici. “I prodotti cosmetici non hanno finalità terapeutica e non possono vantare attività terapeutica.

Un cosmetico non può curare.
Può risolvere, migliorare, integrare, coprire, camuffare, colorare, profumare, ammorbidire, nutrire, ma non curare una malattia della pelle.

Questa attività è propria ed esclusiva dei farmaci.

martedì 18 settembre 2012

Cosmetico mon amour


La parola cosmetico deriva dal greco Kosmetikòs, che significa “atto ad abbellire”, e deriva da Kosméo, adornare, abbellire. Collegato anche il termine Kòsmos, armonia, ordine, ornamento.

Quindi un cosmetico è un ornamento, un abbellimento.
Spesso si limita a cosmetico la definizione di trucco, nel senso di make-up, maquillage.
Per tanti i cosmetici sono solo i trucchi.

Piccole chimiche crescono


Quando si proviene da una famiglia dove il bisnonno era farmacista, il nonno era farmacista, la madre era farmacista, il padre è chimico, o ti laurei in Storia e Filosofia, o, come noi, in Farmacia.

Due sorelle, due lauree in farmacia. La tradizione è rispettata.

Piccole chimiche crescono, e una segue il corso di cosmetologia con il Prof. Bonadeo, l’altra con il Prof. Proserpio. Due decani della cosmetologia, maestri e innovatori, ricercatori e grandi comunicatori.

Le due piccole chimiche, non più tanto piccole, ma ancora molto giovani, entrano nel mondo della cosmetologia

Da più di 25 anni passano le giornata fra emulsioni, creme, oli essenziali, tensioattivi, derivati di quella o dell’altra pianta, a misurare pH e densità.

A studiare, formulare, provare,fare e amare i cosmetici.

Ed è di questo che, in questo blog, le piccole chimiche scriveranno a 4 mani.


M.C. Escher - Writing hands 1948  

Ma quante chimiche ci sono?



Dire “chimica” è un po’ vago, o meglio, ci si riferisce a tanti ambiti, dal momento che tutto è chimica.

In realtà la chimica è una sola, suddivisa in due grandi categorie: inorganica e organica.

Ulteriormente, si definiscono i settori chimici per specialità: chimica degli alimenti, chimica delle vernici e solventi, chimica farmaceutica, chimica tossicologica, chimica biologica, chimica cosmetologica.

Avere conoscenze approfondite in una o più di queste chimiche settoriali significa, dopo aver conseguito la laurea specialistica, proseguire con altri anni di studio accademico.



E non fermarsi mai di imparare, apprendere, sperimentare e ricercare.



sabato 15 settembre 2012

Allora anche la chimica è amore


Ogni aspetto della nostra vita dipende dalla chimica, da quando ci alziamo al mattino fino a quando andiamo a dormire.

Tralasciamo l'acqua, dando scontato che tutti sappiano cosa sia e che sia una molecola, quindi un composto chimico.

venerdì 14 settembre 2012

Se anche l'amore è una questione di chimica

Se anche l'amore è una questione di chimica, significa che la vita è chimica e la chimica è vita.
Tutto è chimico, tutto inizia con un atomo, con una molecola, fino a diventare un sistema complesso di molecole come gli esseri viventi, animali o vegetali.

Nulla può prescindere dalla chimica.

La chimica non è né buona né cattiva. Semplicemente, è.

Poi, dipende dall'uso che se fa, in che modo, e con che scopi.